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C’è ancora indicazione alla terapia radioablativa con 131-I nel carcinoma tiroideo differenziato a basso rischio?

Rossella Elisei, Eleonora Molinaro e Francesco Trimarchi

Il trattamento del carcinoma differenziato della tiroide si è basato, fino ad oggi, sulla tiroidectomia totale, seguita dall’ablazione del residuo post-chirurgico mediante la somministrazione di 131I e la terapia TSH soppressiva con L-T4. L’ablazione del residuo ha diverse finalità: i) l’eliminazione di tessuto tiroideo residuo che può nascondere altri microfocolai neoplastici (multifocalità), ii) la facilitazione della stadiazione precoce tramite la scintigrafia totale corporea post dose terapeutica di 131I, iii) il monitoraggio a lungo termine mediante il dosaggio della tireoglobulina circolante (Tg). 
Tale pratica è certamente utile per facilitare follow up senza però che siano stata dimostrata una riduzione della frequenza di recidiva a medio/lungo termine né di riduzione della mortalità. Le linee guida ATA del 2015 (1) rivedono, modificando le precedenti, le indicazioni alla terapia radioablativa in base alla stratificazione del rischio che , nel basso rischio, non è più raccomandata.  
I pazienti a basso rischio includono, secondo le LG, quelli classificati come carcinomi T1a-T2, unimultifocali, variante non aggressiva, intratiroidei, senza invasione vascolare, N0 o N1 < 5 micrometastasi, e comprendono il carcinoma follicolare minimamente invasivo. Il quiz n 27 (2) della rubrica WeekEndo, on line su questo sito, per cui circa la metà degli utenti non ha preso in considerazione le raccomandazione delle LG, è infatti relativo ad un paziente a basso rischio, per i quali non è consigliata la radioablazione post chirurgica (Tab 1). La Tab.1 riproduce, per completezza, la Tab 14 del lavoro originale relativo alle LG ATA (1). 
Secondo le LG, quindi, non c’è indicazione alla radioablazione in pazienti con carcinoma tiroideo classificato come basso rischio, in considerazione della bassa probabilità di persistenza/recidiva (tra 1% e 3%) e di mortalità cancro-correlata. Tale raccomandazione si basa sulle conclusioni della maggior parte di studi retrospettivi osservazionali disponibili che suggeriscono che la terapia radioablativa ha un impatto trascurabile sulla sopravvivenza libera da malattia in questo tipo di pazienti, in assenza di altri fattori di rischio (3-5).  
E’ opportuno inoltre considerare che nei lavori di Mazzaferri degli anni 90 (6-7) in cui si dimostrava un impatto significativo della radio ablazione sia sul rischio di recidiva di malattia sia sulla sopravvivenza, i pazienti trattati e inclusi negli studi erano pazienti con carcinoma tiroideo con diametro minimo >1.5 cm ed erano pertanto nella maggior parte dei casi di stadio 2 o 3, cioè quelli che oggi definiremmo a “rischio intermedio”. Purtroppo, l’informazione derivata da questi studi è stata impropriamente applicata anche ai casi a basso rischio per i quali non esiste alcuna evidenza di un impatto della radioablazione sul’outcome della malattia. L’unico vero motivo per cui tale terapia può aver senso nel basso rischio è quello di facilitare il follow up e certamente in passato ciò poteva avere un senso poiché l’unico modo per identificare precocemente una eventuale 
recidiva era la positivizzazione della Tg. Azzerarne il valore era quindi fondamentale per osservarne le variazioni nel tempo. Oggi, invece non è necessario ottenere l’azzeramento della Tg, peraltro tecnicamente difficile con gli attuali sistemi di dosaggio di Tg (hTg) ultrasensibili (8), considerando che la maggior parte delle recidive soprattutto dei casi a rischio  basso e intermedio si verificano a livello del collo e sono quindi facilmente e precocemente identificabili con la ecografia(9). 
Per tale motivo, per i pazienti a basso rischio non c’è indicazione alla terapia radiometabolica a scopo ablativo del residuo post chirurgico mentre, al fine di identificare precocemente quei rari casi di recidiva, ’è l’indicazione ad eseguire un monitoraggio con visita medica, ecografia del collo e controllo biochimico della hTg, ogni 12-18 mesi (1). 

Taabella 1 Sindrome di Turner

Bibliografia:

  1. Haugen BR, Alexander EK, Bible KC, et al. 2015 American Thyroid Association management guidelines for adult patients with thyroid nodules and differentiated thyroid cancer. Thyroid, 2016 ; 26: 1-133.
  2.  http://societaitalianadiendocrinologia.it/public//pdf/quiz27.pdf
  3. Hay ID, Hutchinson ME, Gonzalez-Losada T, et al. Papillary thyroid microcarcinoma: a study of 900 cases observed in a 60-year period. Surgery, 2008; 144: 980-987.
  4. Kim HJ, Kim NK, Choi JH, et al. Radioactive iodine ablation does not prevent recurrences in patients with papillary thyroid microcarcinoma. Clin Endocrinol (Oxf), 2013; 78: 614620.
  5. Lamartina L, Durante C, Filetti S, Cooper DS. Low-risk differentiated thyroid cancer and radioiodine remnant ablation: a systematic review of the literature. J Clin Endocrinol Metab. 2015; 100: 17481761.
  6. Mazzaferri E. Papillary and follicular thyroid cancer: selective therapy. Compr Ther 1981, 7: 6-14. 
  7. Mazzaferri E and Young RL. Papillary thyroid carcinoma: a 10 year follow up report of the impact of the therapy in 576 patients. Am J Med 1981, 70: 511-518.
  8. Francis Z and Schlumberger M. Serum thyroglobulin determination in thyroid cancer patients. Best Pract Res Clin Endocrinol metab 2008, 22: 1039-1046 
  9. Matrone A, Gambale C, Piaggi P et al. Postoperative thyroglobulin and neck ultrasound in the risk re-stratifictaion and decision to perform 131-I  J Clin Endocrinol Metab. 2016 Dec 8:jc20162860. [Epub ahead of print]  
 
 

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